“I racconti della motoretta” è un tag che inventai qualche anno fa e che utilizzavo quando sul blog pubblicavo spunti e sensazioni che mi venivano dal percorrere il mio tratto di strada fino al lavoro, in sella alla mia Vespa.

Archi della Colombo (proprio così…archi della colombo, per delineare il tratto delle Mura Latine interrotto dal passaggio della grande arteria), poi giù a sinistra verso le Terme di Caracalla. Curvone a destra sotto la Fao (a Roma si personalizza tutto, anche i palazzi che ospitano le grandi organizzazioni internazionali), poi tutto d’un fiato tra il Circo Massimo e i il Palatino, passando dal Velabro, fino a via Petroselli. E così, rimbalzando sui sanpietrini di Piazza Venezia, arrivavo fino a Via del Corso, Piazza Colonna, angolo galleria Sordi.

Roma così sfacciata e indolente nella sua bellezza. Roma e il suo cinismo. Roma cialtrona. Roma cafona. Roma in cerca perenne di un riscatto radical chic. Roma e i suoi salotti, dove pare che le trame e gli orditi debbano tenere in sospeso i destini di molti. Roma.

Fatevelo voi un giro così, tutte le mattine, per anni. Affogate la vista nella storia. Ingurgitate le orecchie nelle mille chiacchiere delle strade del potere. E poi fermatevi davanti all’alba. Trattenete un sospiro. E ditemi se anche a voi, come me, avete riconosciuto ogni fotogramma, avete dato un nome e un volto e avete provato quasi un senso di disturbo di fronte a quella semplificazione estrema, a quella superficialità, a quella decadenza, a quella verità che Sorrentino ci ha sbattuto in faccia, chiamandola La Grande Bellezza …perché poi è sempre con la stigmatizzazione dei nostri stereotipi che riusciamo a varcare l’oceano …